Buon Compleanno Java!

23 Maggio 1995

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    Buon compleanno Java

    19 anni fa nasce il popolare linguaggio di programmazione. Il suo nome viene dal caffè che gli sviluppatori bevevano o da “Just another vacuum acronym”?

    di Tiziana Moriconi

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    È il dicembre del 1990: i telefoni cellulari pesano un paio d’etti abbondanti e MS-DOS è il sistema operativo dominante (Windows è diventato popolare da poco, con la versione 3.0). Negli uffici della Sun Microsystems, gigante informatico della Silicon Valley, qualcuno si sente frustrato dalla attuale situazione dei linguaggi per la programmazione: sempre il solito C++, con tutti i suoi problemi e le sue lungaggini. Il tipo annoiato si chiama Patrick Naughton, è ingegnere e la situazione per lui è così insostenibile che sta seriamente pensando di passare a NeXT, la computer company fondata da Steve Jobs. Se Naughton non lascia l’azienda è perché gli hanno appena proposto di lavorare a una nuova sfida: lo Stealth Project. L’obiettivo è ridurre il tempo che i programmatori sono costretti a perdere per sistemare ogni volta la memoria degli errori quando usano C++; l’ideale sarebbe avere programmi che possano essere usati per diverse piattaforme e per tecnologie embedded. Si dovrebbero adattare a una nuova generazione di elettrodomestici intelligenti. Il concetto di base è: “scrivi una volta e gira ovunque”. Musica per le orecchie di Naughton.



    Nel mondo dell’informatica più di una persona deve avere un rapporto problematico con i nomi. Anche alla Sun. Lo Stealth Project venne quasi subito ribattezzato Green Project, che poi cambiò di nuovo in Oak Project. Finalmente, nel 1994 si arriva a quello che anche i meno smanettoni dei computer hanno sentito nominare almeno una volta nella vita: Java. Forse acronimo di “Just another vacuum acronym” (solo un altro vuoto acronimo) o forse scelto in onore della miscela di caffé bevuta dagli sviluppatori mentre discutevano del progetto, Java nasce ufficialmente dopo altri cinque anni (o quasi) di frustrazione del povero Naughton: il 23 maggio 1995.

    Fin da subito, a dare una mano all’ingegnere si era unito James Gosling (riconosciuto come il legittimo papà di Java, impiegato alla Sun dal 1984 al 2010, anno in cui la Oracle ha acquisito l’azienda; ora Gosling è passato a Google, citata in causa da Oracle proprio per Java, guarda il caso); insieme a loro c’erano diversi altri ingegneri: in tutto, il Green Team comprendeva 13 persone. Se ne stavano in un piccolo ufficio in Sand Hill Road (a Menlo Park, California), a guardare una quercia (in inglese oak, da cui poi il terzo nome del progetto) fuori dalla finestra e a riflettere su come integrare computer e oggetti.

    Il consiglio di Bill Joy, cofondatore della Sun Microsystems, era di partire dal C++ o da Mesa (un altro linguaggio sviluppato negli anni ’70) per creare un tipo di programmazione detta in gergo orientata agli oggetti (Object Oriented Programming, OOP), indipendente dalla piattaforma e in cui gli oggetti all’interno del programma interagiscono tra di loro. Gosling provò a seguire il consiglio e cercò di creare quello che – in un momento di poca fantasia – chiamò C++ ++. Ma l’idea non sembrava funzionare. Si ricominciò tutto da capo. Servirono un paio di anni di lavoro, ma alla fine la bozza di un nuovo linguaggio – l’Oak language - cominciò a dare qualche soddisfazione persino a Naughton.

    A settembre la dimostrazione fu data con l’interfaccia grafica di un prototipo di un personal digital assistant (una sorta di tablet) chiamato *7 (StarSeven): sullo schermo appariva anche la mascotte per gli utenti, Duke (video). La dimostrazione fu sufficiente per convincere la Sun a creare uno spin off tutto per Oak: Firstperson. Peccato che in pochi colsero le possibilità interattive che la piattaforma offriva. Il colosso dell’intrattenimento Time Warner, per esempio, rifiutò la futuristica idea di una specie di decoder per la Tv via cavo che, a quanto pare, lasciava troppo libero arbitrio agli utenti. I tempi non erano maturi per il tipo di Tv immaginata dal Green Team e, così come era nato, Firstperson morì.

    A salvare il linguaggio di programmazione ci pensò il Web. Nel giugno del 1994, dopo tre giorni di intenso brainstorming, Gosling e compagni decisero che il linguaggio doveva essere ripensato nell’ottica delle nuove possibilità offerte dalla Rete: sui browser grafici come Mosaic potevano trovare spazio tutte le loro interfacce interattive. Naughton scrisse in poco tempo il codice di un piccolo browser che, in onore di Blade Runner, chiamò WebRunner. E, che, neanche a dirlo, cambierà nome in HotJava (Oak, nel frattempo, era stato definitivamente abbandonato perché aveva creato qualche problema legale con la preesistente Oak Technology Corp.). Quello stesso anno fu possibile scaricare dal Web Java 1.0, che permetteva l’interazione in tempo reale in Internet. La prima versione per il pubblico fu la successiva 1.0a2, usata da Netscape per il browser allora più diffuso (prima dell’avvento di Explorer). Tre anni dopo, alla Sun Java Software Division lavoravano 800 persone su oltre 150 brevetti. Senza contare le migliaia di sviluppatori in tutto il mondo.

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